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Spitzkoppe, il monumento naturale dove il deserto incontra il cielo

Spitzkoppe, il monumento naturale dove il deserto incontra il cielo

Nel cuore arido della Namibia, tra gli spazi sconfinati del Damaraland, si innalza una montagna che sfida l’orizzonte con la sua eleganza solitaria: lo Spitzkoppe, straordinaria vetta di granito che raggiunge i 1.728 metri e che viene spesso paragonata al Cervino per la sua forma appuntita e maestosa, ma a differenza del celebre picco alpino, qui non vi sono ghiacciai né boschi rigogliosi.

Solo il deserto, il vento e una roccia antica che racconta una storia lunga mezzo miliardo di anni.

Un antico vulcano trasformato in scultura naturale

Lo Spitzkoppe non è una montagna come le altre. Non è nato da una collisione tettonica né da un’accumulazione di lava: in realtà, quello che vediamo oggi è il “centro solidificato” di un vulcano estinto, una massa di magma granitico che, milioni di anni fa, si trovava sepolta sotto rocce più tenere.

Col tempo, l’erosione (complice il vento incessante e le forti escursioni termiche del deserto) ha lentamente sgretolato ciò che lo circondava, lasciando emergere proprio le forme tondeggianti e levigate che oggi dominano la pianura: 500 milioni di anni fa, avremmo camminato a oltre mille metri sopra l’attuale livello del suolo.

Tuttavia, la bellezza dello Spitzkoppe si deve anche alla continua trasformazione cui è sottoposto: il granito si fende, si sfoglia, si modella. Tra le tante meraviglie scolpite dal tempo, una delle più celebri è un maestoso arco naturale, un ponte di pietra che sembra sospeso tra cielo e terra e che attira fotografi e viaggiatori da ogni parte del mondo.

Inoltre, l’esperienza visiva cambia di ora in ora: a seconda della luce e del punto da cui lo si osserva, la montagna sembra mutare forma e colore, e regala così profili sempre nuovi. È per questo che vale la pena trascorrere la notte in una delle aree di campeggio alle sue pendici: all’alba, il granito si accende di sfumature rosate e arancioni, in un gioco cromatico che emoziona anche gli animi più disincantati. Il silenzio è rotto soltanto dal fruscio del vento e dai suoni discreti degli animali del deserto, piccoli, curiosi, spesso invisibili.

Una sfida verticale: l’ascesa allo Spitzkoppe

Anche se la vetta non supera i 1.728 metri, scalarla non è un’impresa per principianti. Le superfici granitiche possono essere lisce e impegnative e richiedono esperienza e cautela. La prima ascensione documentata risale al 1946, e da allora molti alpinisti esperti hanno tentato la stessa impresa, attratti non solo dalla sfida tecnica, ma anche dall’eccezionalità del panorama che si apre sulla vetta: un oceano di rocce, sabbia e cielo.

Chi preferisce esplorare senza corde e moschettoni troverà comunque mille motivi per restare incantato. Le formazioni rocciose attorno allo Spitzkoppe sembrano scolpite da un artista visionario: massi arrotondati, guglie, crepacci, e persino delle vasche naturali che si colmano con l’acqua piovana: sono le cosiddette “rock pools“, conche granitiche levigate dove, dopo un raro acquazzone, si formano piccoli specchi d’acqua che riflettono il cielo del deserto.

Oltre l’arco e le piscine, si apre una zona ancora più affascinante: lo Small Bushmen’s Paradise, dove il paesaggio diviene più selvaggio, quasi da savana, e la montagna cede il passo a una narrazione millenaria.

Le pitture rupestri e la voce dei Boscimani

Ancora, tra le pareti strette della Daub Cave, i visitatori più attenti possono scoprire qualcosa di molto più antico della montagna stessa: le pitture dell’antico popolo dei San, figure semplici ma eloquenti, che raccontano di cacce, animali, strategie di sopravvivenza, e che sono state dichiarate Monumento Nazionale per il loro valore culturale e antropologico.

Le scene raffigurate non erano solo decorative. Fungevano da vere e proprie mappe, da messaggi in codice per altri membri della tribù. Alcuni disegni indicano dove trovare l’acqua, altri quali animali si potevano cacciare nella zona. È sorprendente pensare che tale popolo vivesse in armonia con un ambiente così ostile, comunicando con un linguaggio fatto di soli quattro suoni schioccati con la lingua e utilizzando il veleno delle piante per cacciare.

Come arrivare allo Spitzkoppe

Raggiungere lo Spitzkoppe da Swakopmund non è complicato: si imbocca la strada B2 per circa 108 chilometri, poi si devia sulla D1918 per 17 chilometri e infine sulla D3716 per altri 12.

Le ultime due tratte sono sterrate e a tratti ondulate: alcuni dicono che accelerando si riducono le vibrazioni, ma forse vale la pena rallentare, prendere fiato e lasciarsi preparare dal paesaggio all’incontro con una delle meraviglie più straordinarie della Namibia.

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