Jacopozzi, l'italiano che fece di Parigi la Ville Lumière

(di Paolo Levi) È l'italiano che ha fatto di Parigi la 'Ville Lumière': ricorrono oggi 100 anni esatti dalla prima illuminazione della Tour Eiffel, il 4 luglio 1925, da parte del genio dimenticato di Fernando Jacopozzi, il fiorentino che trasformò Parigi nella Città delle Luci. Nato a Firenze il 12 settembre 1877 ed emigrato in Francia giovanissimo, nel 1900, agli albori della Belle Epoque, l'ingegnere e imprenditore cosiddetto 'mago della luce' fu il primo ad avere l'idea di accendere i monumenti della capitale di Francia. Prima di ciò, nel 1918, venne scelto dall'allora presidente del Consiglio, Georges Clémenceau, per creare una finta Parigi, nell'est del Paese (Somme), per proteggere quella vera dai bombardamenti nemici, una sorta di 'Trompe-l'œil' per confondere i piani di volo dei piloti tedeschi. Il successo del progetto, classificato come 'top secret', valse a Jacopozzi la Legion d'Onore. Nel 1925, l'Exposition des Arts Décoratifs chiese a Jacopozzi di illuminare la Dama di Ferro. In 2 mesi, la sua azienda specializzata in decorazioni e luminarie montò oltre 250.000 lampadine sul monumento più celebre di Francia, una sfida tecnica e logistica strepitosa, con operai 'acrobati' sospesi nel vuoto per portare l'opera a compimento. Lo spettacolo con ben 9 diversi quadri di luce poteva così avere inizio. L'exploit venne finanziato da un altro genio dell'epoca, André Citroën, che vide l'opportunità di avere una pubblicità degna del suo nome. Il 4 luglio 2025, alle 22, il nome della casa automobilistica da lui fondata qualche anno prima svetterà sui 300 metri di altezza della Torre, sette lettere luminescenti di venti metri, in stile Art Déco, tra le più brillanti trovate della storia pubblicitaria, con ricadute d'immagine mondiali. La pubblicità di Citroën svettò sulla Dama di Ferro per quasi un decennio. Ancora oggi, rimane ineguagliata nonché l'unica forma di 'pannello pubblicitario' mai concessa dal comune parigino sulla Torre, iscritti nell'immaginario collettivo di generazioni di francesi e immortalata da grandi fotografi come Brassai o Man Ray. Nel 1927, è la scritta Citroën a guidare Charles Lindbergh al termine della sua trasvolata dell'Atlantico verso Parigi. L'aviatore americano, accolto da eroe lungo le rive della Senna, saluta André Citroën in occasione di un ricevimento negli stabilimenti del Quai de Javel. Il clamore è tale che a Jacopozzi vengono affidati altri progetti. Risale al 1928 l'illuminazione di altri monumenti simbolo di Parigi, come la Basilica del Sacro Cuore, in cima a Montmartre, la colonna Vendome, l'Hotel National des Invalides, ma anche l'Arco di Trionfo, l'Opéra Garnier, Place de la Concorde, l'Eglise de la Madeleine e la cattdrale di Notre-Dame de Paris. Per il periodo natalizio sarà sempre lui ad illuminare di mille colori i grandi magazzini parigini, come le Galeries Lafayette, il Bazar de l'Hotel de Ville (BHV), o La Samaritaine. Maggiore di sette fratelli rimasti in Italia, Fernando - poi divenuto 'Fernand' (il 22 dicembre 1920 si sposò con una francese, Jeanne Emma Vivien, da cui ebbe una figlia unica, Donatella), fece sognare grandi e piccini, con scene animate, veri spettacoli di luce talvolta alti oltre trenta metri, che folle di persone venivano ad ammirare dalla provincia e non solo. Ad un secolo da quella prima illuminazione della Tour Eiffel, che da allora non ha praticamente più smesso di brillare, la figura di Jacopozzi verrà ricordata oggi, nel giorno di apertura del Festival Dolce Vita sur Seine, la Festa del gemellaggio tra Roma e Parigi in programma fino all'8 luglio alle Arènes de Lutèce e in simultanea alla Casa del Cinema di Roma con la rassegna gemella 'Nouvelle Vague sul Tevere'.
ansa